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Istruzione tecnico-professionale: asset strategico per la produzione del made in Italy

Nella nostra regione la domanda di lavoro tiene nei primi mesi di questo 2023, ma a tale trend positivo si affianca la crescente difficoltà nel reperire le figure professionali necessarie al “fare impresa”. Problematica sempre più sentita dalle imprese artigiane lombarde per le quali la quota di “introvabili” sale al 52,8%, dato superiore (+12,8%) rispetto a quello rilevato per le imprese non artigiane (40%) e di 8,9 punti sopra rispetto a un anno fa. In questo scenario Confartigianato ritiene fondamentale puntare sull’innalzamento della qualità dell’offerta formativa di istruzione tecnica e professionale per sostenere l’occupazione dei giovani nei settori tipici del nostro tessuto produttivo, riducendo l’attuale paradosso del mismatch tra scuola e lavoro.

L’istruzione tecnica e professionale rappresenta un asset rilevante sia sul lato della domanda di personale delle imprese, sia sul lato dell’offerta, con una presenza diffusa sul territorio di scuole e studenti iscritti agli Istituti tecnici e professionali. L’Italia è la seconda economia manifatturiera europea e un maggiore peso della manifattura sul territorio si coniuga con una più diffusa istruzione tecnico-professionale.

Tornando ai numeri, dettagliatamente elaborati dall’Ufficio Studi di Confartigianato e riportati in un recente approfondimento pubblicato sul portale Spiritoartigiano.it (https://spiritoartigiano.it/istruzione-tecnico-professionale-asset-strategico-per-la-produzione-del-made-in-italy) emerge come le entrate previste delle imprese per livello di istruzione nel 2022 indichino una domanda di personale con diploma universitario del 15,1%, dell’1,0% di Its e del 28,7% di livello secondario (27,0% di indirizzi tecnici e 1,7% licei) e un 19,4% di qualifica o diploma professionale, quota che sale al 36,2% valutando le entrate potenziali. Considerando quest’ultimo dato, nel complesso circa due terzi (63,2%) della domanda si concentra su entrate in possesso di un diploma di istituto tecnico e professionale.

Tra le regioni – con almeno 200 mila assunzioni – la quota di entrate previste con titolo secondario tecnico, qualifica o diploma professionale è più elevata e superiore alla media in Toscana con 67,7%, Veneto con 66,7%, Puglia con 65,7% e Sicilia con 64,4%; seguono Emilia Romagna con 63,5%, Piemonte con 62,5%, Campania con 61,1%, Lombardia con 58,2% e Lazio con 56,6%. Tra le maggiori province – con altre 40 mila assunzioni – si osserva più alta connotazione di domanda di lavoro con istruzione tecnico-professionale a Vicenza con 72,1%, Ancona con 70,7%, Perugia con 70,1%, Latina con 69,9%, Bolzano con 69,5%, Lecce con 68,7%, Treviso con 68,4%, Sassari e Brescia con 67,8%.

L’analisi dei dati annuali sul mercato del lavoro pubblicati da Istat evidenzia una marcata crescita dell’occupazione dei giovani fino a 29 anni (+8,3%), trainata dai giovani occupati diplomati, saliti del 10,6% a fronte del +9,5% dei giovani laureati, mentre scende dello 0,7% l’occupazione dei giovani con basso titolo di studio. L’analisi dei dati per regione evidenzia che la quota di alunni interessati dall’istruzione tecnica e professionale è superiore alla metà in Veneto con 56,8%, Emilia-Romagna con 56,0%, Lombardia con 52,2% e, in chiave provinciale, la quota più elevata di alunni in Istituti tecnici e professionali statali si riscontra a Vercelli con 61,3% degli alunni delle scuole secondarie di II grado, seguita da Vicenza con 61,0%, Rovigo con 60,8%, Reggio Emilia con 60,7%, Ravenna con 60,2%, Sondrio con 59,4%, Modena con 58,9%, Brescia con 58,7%, Brindisi con 58,3%, Pistoia con 58,0%, Gorizia con 57,8%, Asti con 57,1%.

È necessario dunque innalzare la qualità dell’offerta formativa di istruzione tecnica e professionale, vero requisito per sostenere l’occupazione dei giovani nei settori tipici del made in Italy e in questa direzione va rilanciata anche l’alternanza scuola lavoro che, insieme all’apprendistato duale, può portare ad un rinnovato rapporto tra scuola e lavoro, un più stretto collegamento con i sistemi produttivi strategici dei territori ed una più facile transizione nel mondo del lavoro.

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