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L’inflazione delle materie prime mette a dura prova le imprese

L’escalation dei prezzi delle materie prime di questi mesi, a cui si aggiungono le perdite dei ricavi dello scorso anno, rischiano di provocare una gelata di primavera sulla ripresa e seri problemi di liquidità. A farne le spese il comparto manifatturiero delle Mpi bresciane.

È quanto emerge dall’elaborazione dell’Osservatorio di Confartigianato Lombardia che ne ha calcolato le conseguenze sul perimetro settoriale che sta maggiormente subendo il rialzo dei costi delle commodities e cioè le Mpi manifatturiere.

«Tra gli elementi che ci preoccupano in questo scenario c’è il rincaro dei prezzi delle materie prime, che salgono per le imprese artigiane manifatturiere del 9% rispetto al IV trimestre 2020, +33,4% rispetto ad un anno prima, con un’accelerazione dei rincari che a marzo di quest’anno si attestavano al +24% rispetto allo stesso mese del 2020.

Confartigianato pone attenzione a questo segnale già da qualche tempo, monitorando i prezzi in salita di diverse materie prime e dalle commodities energetiche e la nostra preoccupazione, così come quella di molte imprese è forte. Questo fattore mette a rischio la tenuta della capacità competitiva delle nostre imprese.

L’escalation dei prezzi sulle materie prime infatti, unito all’elevata quota di imprese che rileva problemi con clienti e ordini cancellati (36,6%) espone più di un terzo (34,0%) delle Mpi, almeno fino all’estate, a seri problemi di liquidità» ha commentato il presidente di Confartigianato Brescia e Lombardia Eugenio Massetti.

Sulla base dell’analisi statistica del Dipartimento delle politiche fiscali del Mef sulla fatturazione elettronica e del calo dell’export l’Osservatorio di Confartigianato Lombardia stima una perdita di ricavi per le imprese lombarde non inferiore a 97 miliardi di euro nel 2020 rispetto al 2019.

Per la sola provincia di Brescia stiamo parlando di un calo di ricavi che si possono stimare in 12 miliardi di euro. Rispetto alla medesima rilevazione svolta sempre dall’Osservatorio del II trimestre 2020 si osserva oggi un incremento più ampio della quota di imprese (+12,7 punti) che indicano come effetto penalizzante il problema delle relazioni a monte (approvvigionamento/organizzazione), ponendo al centro proprio le problematiche relative alle materie prime.

Nel complesso nei sette settori manifatturieri sotto stress sul lato dei prezzi – metallurgia, legno, gomma e materie plastiche, mobili, autoveicoli e prodotti in metallo e apparecchiature elettriche – si contano 20 mila imprese artigiane con 88 mila addetti lombarde. Per la nostra provincia sotto stress si contano 3.873 mila imprese artigiane con quasi 20mila addetti (19.446 mila), che rappresentano un occupato su cinque nei settori in esame.

«Il crollo dei ricavi conseguente allo shock da pandemia ha generato una crisi di liquidità senza precedenti. Certo, non sono mancati gli interventi pubblici per contrastare la carenza di fondi liquidi – commenta Massetti – tra cui anche le misure di supporto introdotte da Regione Lombardia come Credito Adesso, Credito Adesso Evolution, Fai Credito. A fronte di una domanda in crescita di fondi coperti da garanzia, gli importi finanziati in Lombardia attraverso la Garanzia Pubblica ammontano a 36 miliardi di euro per oltre 359 mila richieste. Per la sola provincia di Brescia ammontano a 5,6 mld per oltre 53 mila richieste. Bisogna continuare a garantire il sostegno alla liquidità, che in questo momento rappresenta il bisogno primario della maggior parte delle Mpi.

Si deve però compiere anche un salto di qualità, promuovendo e sostenendo formule alternative di accesso al credito oltre il sistema bancario, che, attraverso azioni che valorizzino il ruolo del sistema dei Confidi, siano in grado di sostenere il rafforzamento finanziario delle Mpi» ha sottolineato il presidente Massetti che conclude: «Per superare la crisi di liquidità ci vorrà tempo, per questo è importante che gli interventi proseguano in futuro.

Servono nuove moratorie, la proroga di quelle in essere e delle garanzie sui prestiti e il prolungamento da 6 a 15 anni dei tempi di rimborso. I segnali che ci arrivano dal Documento di economia e finanza varato giovedì scorso sono positivi, si indica infatti che nel prossimo decreto legge, contenente nuove misure per il sostegno alle imprese e il rilancio dell’economia, “sarà estesa e rafforzata la scadenza del regime di garanzia dello Stato sui prestiti, così come la moratoria ex lege sui prestiti delle Piccole e Medie Imprese”. Ci auguriamo che le nostre sollecitazioni vengano colte, perché alle nostre imprese è necessario questo supporto per poter proseguire nella difficile strada della ripresa».

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