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Studi: oltre 800mila piccole imprese investono in internet ad alta velocità, cloud, big data e sicurezza informatica

L’articolo 1 del decreto ‘Crescita’ (DL 34/2019) ha reintrodotto dal 1° aprile 2019 la misura del super ammortamento, ovvero l’agevolazione che consente di maggiorare del 30% il costo di acquisizione a fini fiscali degli investimenti in beni materiali strumentali nuovi. Con l’obiettivo di addensare il beneficio sul segmento delle micro e piccole imprese, l’intervento introduce infatti un tetto di 2,5 milioni di euro agli investimenti agevolabili. Come aveva evidenziato Confartigianato la mancata proroga dell’incentivo nella legge di bilancio 2019 ha penalizzato gli investimenti: nel primo trimestre del 2019, come riportato in una recente analisi, gli investimenti in macchinari e mezzi di trasporto hanno registrato una flessione del 2,2% rispetto al trimestre precedente, collocandosi su un sentiero in discesa.

Nel 2019 rimane prorogato l’iper ammortamento, agevolazione che consente di maggiorare il costo di acquisizione dei beni materiali strumentali nuovi funzionali alla trasformazione tecnologica e/o digitale.
Come evidenziato dal Rapporto sulla competitività dei settori produttivi del 2018 dell’Istat, il super ammortamento è l’incentivo di maggior rilievo per le decisioni di investimento, indicato dal 57,3% delle piccole imprese, davanti alle agevolazioni finanziarie previste dalla “Nuova Sabatini” dal 35,2%, l’iper ammortamento dal 34,2% e il credito d’imposta in R&S dal 30,0%.

L’esame dei dati del sistema Excelsior di Unioncamere-Anpal evidenzia la direzione degli investimenti delle imprese all’interno degli ambiti tecnologici della trasformazione digitale. In particolare le micro e piccole imprese (MPI) hanno maggiormente orientato gli investimenti effettuati tra il 2014 e il 2018 nella sicurezza informatica (nella quale tra il 2014 e il 2018 ha investito il 51,5% delle micro e piccole imprese con dipendenti, pari a 835 mila unità), i sistemi di accesso ad internet ad alta velocità, cloud, mobile e le attività di analisi di big data (in cui hanno investito il 50,5% delle MPI, pari a 819 mila unità) e gli strumenti software per l’acquisizione e la gestione di dati (investimenti che hanno interessato il 38% delle MPI). Seguono le imprese con investimenti in IoT (Internet delle cose) e tecnologie di comunicazione machine-to-machine (25,7%), realtà aumentata (21,2%) e infine robotica e stampa 3D (14,3%).

In chiave territoriale il rapporto Unioncamere-Anpal evidenzia una maggiore propensione a investire nella trasformazione digitale da parte del totale delle imprese delle aree metropolitane – Torino, Milano, Bologna, Roma, Cagliari e Reggio Calabria – ma segnala che il processo di trasformazione digitale è in atto in numerose province del Nord ed è presente in modo significativo anche in alcuni territori del Mezzogiorno.

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